venerdì 23 maggio 2014

Pilot

Con la maggior parte delle serie che si conclude, ecco che inizia la mia personale avventura. In realtà le cose hanno uno "start" molto antecedente, eppure posso dire di sentire adesso, finalmente, di stare iniziando qualcosa. Dopo quasi un anno di odio, frastuono, bianco&nero e silenzio.
La Pilot ancora è da rivedere, ma i presupposti ci sono: la casa nuova, in primo luogo, è il passo più grande di tutti. A questo punto speriamo solo di avere le gambe abbastanza lunghe. Una firma, un po' di fiato perso per strada, e tutto si colora: bianco, come le pareti appena verniciate; avana, come le scale in legno; blu Tardis, come la porta di casa.
Di grazie ne ho così tanti da dire che non credo mi possa bastare l'aria e ancora non ho finito, no, perché l'evoluzione è solo agli inizi.
Siamo soli, è vero: camminiamo senza  bastone, perché la vita non è una favola, ma lungo il cammino è possibile trovare viandanti di buon cuore che si fermano a tenderti la mano. Io ne ho trovati diversi, mi fanno pensare che dopo la salita ci possa essere una bella distesa verde dove sdraiarsi a leggere e pensare. Non sognare: quello non puoi smettere mai di farlo, è un lusso che non ti concedi quando hai solo un appiglio a cui aggrapparti.
Siamo solo persone, un niente indefinito, eppure ci sono giornate nere come questa in cui però ho coscienza che valga la pena continuare a crederci, perché indietro non si torna e l'unica direzione da prendere è quella che ti porta avanti.

E allora andiamo, passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, perché alle persone che hanno riposto fiducia in te va dimostrato che hanno scelto bene e che per ognuna di loro vale la pena aspettare che nasca il sole ogni singolo giorno.


mercoledì 21 maggio 2014

Elementary - recensione



Se avessi la capacità di cancellare dalla faccia della terra qualcuno mirerei al creatore di questa 
cosa  qui che mi vergogno anche solo a scrivere: 
E L E M E N T A R Y.

Credo di poter parlare a nome di tutti quelli che hanno anche solo una minima conoscenza del personaggio di Sherlock Holmes (lasciando poi perdere i malati che come me lo credono un Dio) quando dico che questa serie americana è spazzatura, Il Male puro, 'na cosa brutta brutta da cui i bambini devono stare alla larga.

Seriamente: prendere il personaggio per eccellenza della letteratura gialla, l'icona che ha fatto della criminologia un' arte (sì lo so, c'è Dupin di Poe prima, ma è una cosa lievemente diversa, una lunga storia) e trasformarlo in un tossico che cammina per le strade di NEW YORK? Certe cose non andrebbero neppure concepite, figuriamoci prodotte, girate e mandare in onda!

Correva l'anno 2012 quando il canale CBS ebbe un'idea a dir poco geniale grazie ad un ragionamento ponderato ed attento partito da una domanda elementare: i nostri cugini inglesi hanno creato una serie dove Sherlock Holmes è un giovane uomo che vive nel ventunesimo secolo, come possiamo noi competere? Facendo esattamente la stessa, identica, cosa: creando una serie dove Sherlock Holmes è un cittadino del ventunesimo secolo, solo che, udite, udite, rullo di tamburi, Sherlock migra dalla buon vecchia Inghilterra per approdare in America. Sarà mica perché è una serie americana? Bah.

Ho forse dei pregiudizi? Sì, e di certo la situazione non è migliorata quando ho scoperto che improvvisamente il buon vecchio John Watson, amico e collega del nostro maestoso detective di Baker Street (no, non più, a meno che non abbiano una strada omonima a NY....) si trasforma in Joan. Una donna. Una donna interpretata la Lucy Liu. Ovviamente il tutto è stato magicamente orchestrato per dare una speranza alle fangirl – generate dai film con Robert Downey Jr. e dalla serie inglese Sherlock – di un mondo in cui finalmente i due possano finalmente fare le zozzerie in santa pace, come se l'omosessualità fosse qualcosa che è meglio tenere dentro il cassetto. Se tutto questo derivi da un'incertezza dettata dai romanzi di Doyle che non ci ha mai lasciato intendere se i due fossero più che amici io questo proprio non lo so, però è certo che adesso avendo un personaggio maschile e uno femminile la carta su cui scrivono le sceneggiature risulta molto bianca.

A questo punto abbiamo quindi un cocainomane in più per le strade di NY a cui, a causa della sua dipendenza, viene imposta la presenza del chirurgo Waston. Entrambi con serie (e inspiegabili?) turbe mentali, i due si aiutano a vicenda a superare la giornata, collaborando con la polizia della Grande Mela a combattere un'orda di geni del male, che per qualche inspiegabile motivo hanno deciso di concentrarsi tutti in una città.

 Gran bella trovata, davvero originale. La cosa strabiliante è che semplicemente hanno sfruttato un'icona famosa per creare un poliziesco assolutamente banale che sembra l'incrocio fra Castle – divertente – e qualsiasi altra serie americana che vi viene in mente, magari The Mentalist (gran bella serie, dove il “mentalista” fa esattamente quello che Doyle faceva fare a Holmes: osservare e di conseguenza dedurre).

 Ho sentito il creatore della serie con le mie povere orecchie affermare che la cosa a cui teneva era l'aspetto della dipendenza da cocaina. Il nesso che lo abbia portato a scegliere un personaggio che usava cocaina e morfina per stimolare l'intelletto quando c'era sua Mestà la regina Vittoria che sedeva sul trono per me resta un mistero e avrei piacere che restasse tale.

Voglio dire, c'avevano pensato i creatori del grande Dottor House a rendere bene una dipendenza (e non per essere ridondante, ma chiunque vi direbbe che House è esattamente uno di quei personaggi liberamente ispirati a Sherlock Holmes, non è un mistero, è un dato di fatto) quindi mi chiedo: perché? Perché volete davvero farci male?

Sherlock Holmes è uno, se non Il, personaggio più interpretato sul grande e piccolo schermo: conta ben più di duecento pellicole e oltre settanta attori che lo hanno interpretato a partire dal 1900; ci sono poi non so quanti cartoni e anime ispirati a lui (e Basil l'Investigatopo è sicuramente più fedele al personaggio del detective rispetto a quello partorito in Elementary) e ha una serie di eredi come Gil Grissom di CSI, Gregory House (dove Wilson, il migliore amico, corrisponde a... Watson, bravissimi!) e Patrick Jane di The Mentalist, solo per citare i più famosi degli ultimi anni dell'universo strettamente televisivo.

Rifletterei poi sul titolo: Elementary. Proprio così: Elementare, proprio come dovrebbe essere sapere che questa è forse la battuta più abusata del pianeta, quando in tutto il Canone Holmes la pronuncia, se non sbaglio, due volte, forse tre, ma parliamo di quattro romanzi e cinquantasei racconti. 
Avevano evidentemente bisogno dell'espediente per rimarcare la presenza di Sherlock Holmes.

Questa volta trovo che abbiano davvero padellato tutto in pieno e su tutti i fronti: utilizzare il nome di un personaggio così conosciuto creando una serie che dovrebbe essere l'arcinemico dell'anglosassone Sherlock (prodotta dalla BBC) per poi mostrare al mondo qualcosa di così scontato e ridicolo è quanto meno da brividi. Non so perché possa piacere, è un insulto al personaggio di Sherlock Holmes, ma volendo anche lasciare da parte questo dettaglio sono convinta che non abbia niente che le altre settecento serie poliziesche non abbiano.


Scheda Tecnica

Titolo Originale: Elementary
Titolo Italiano: Elementary
Anno di Produzione: 2012
Prima Uscita: settembre 2012 sulla CBS
Prima Uscita in Italia: gennaio 2013 su Rai 2
Lingua Originale: inglese
Genere: poliziesco 
Durata Media ad Episodio: 43 minuti circa 
Ideatore: Rob Doherty




Stagioni Uscite: due

Hannibal - recensione



E' un nome conosciuto da tutti, uno di quei personaggi che potrebbe capitare nei quiz di Gerry Scotti, una figura che suscita una lunga serie di impressioni: Hannibal (The Cannibal). 

Dopo la favolosa interpretazione data da Anthony Hopkins in tre dei quattro film tratti dai romanzi di Thomas Harris (il primo film del 1991 che sicuramente conoscerete tutti è l'immortale “Il silenzio degli Innocenti”) ecco che il canale NBC, ovviamente americano, lancia una serie ispirata al romanzo Il delitto della terza luna – nella traduzione italiana – più comunemente conosciuto con il titolo originale Red Dragon. 

Potrei dirvi che è una delle serie più belle che abbia mai visto e  non basterebbe comunque a rendere l'idea: Red Dragon - romanzo - è stato preso pezzo per pezzo, consumato, analizzato, dissezionato come le rane nei licei americani e infine ricomposto trasformando alcuni personaggi e creando così un universo parallelo alla trama descritta da Harris. Non c'è però assolutamente bisogno di aver letto il libro per apprezzare una così bella serie, con i suoi cambiamenti geniali, che devo ammettere ha suscitato anche non pochi pareri negativi.

Andiamo però per gradi, perché dopo aver steso il tappeto rosso che possa finalmente condurvi sul divano di casa vostra per guardare questo piccolo capolavoro di dodici episodi, siete in realtà ancora all'oscuro di cosa realmente parli.

In realtà non è così facile dare una trama lineare. Potete immaginare benissimo dal titolo della serie che uno dei personaggi principali è il Dottor Hannibal Lecter, il famoso psichiatra cannibale che ama cibarsi degli organi delle proprie vittime. Di fianco a lui troveremo ovviamente l'agente – che proprio agente non è, ma non complichiamoci le vita – Will Graham, dotato di una straordinaria empatia che gli permette di calarsi completamente nei panni di chi vuole, che sarà incaricato di aiutare l'FBI a catturare un feroce serial killer aiutato appunto dal dottor Lecter. Nella serie, come accennato prima, tutto è stravolto: Hannibal e Will hanno un rapporto molto complicato al confine fra l'amicizia, il dovere professionali e il legame paziente-medico; Lecter muove le fila di ben dodici episodi senza che nessuno se ne renda conto, facendo girare come trottole tutti gli altri personaggi e contemporaneamente comportandosi in maniera professionale e del tutto insospettabile passando da carnefice a dottore, proprio come ci si aspetterebbe da un personaggio del suo calibro. Di più non posso dirvi o altrimenti tanto varrebbe cambiare il titolo in SPOILER.

Questa piccola perla luccicante è però molto particolare e poco adatta a chi ama l'azione nei film: è una serie molto statica, con una regia lenta, dialoghi lunghi, eterni momenti di pausa che mirano a far sentire il telespettatore un po' – tanto – angosciato. E' un gioco di psicologia ben architettato che però, una volta imparato ad apprezzare, ti cattura fino allo sfinimento. 
La pilot è sicuramente lo scoglio più grande da superare proprio perché ha un approccio molto particolare: scorre lentamente e ti immerge nella trama senza perdersi in spiegazioni. Nessuno vi elencherà chi sono i personaggi e quali siano le loro funzioni, è come se ci fosse una finestra che si apre quando vuole e dove vuole per mostrarvi semplicemente quello che succede. 
Trovo che sia principalmente questo il motivo di molte critiche: se non si ha una passione per il Dottor Lecter è difficile poter essere catturati da una serie così psicologica e incentrata completamente sulle reazioni e relazioni dei personaggi.

Trovo che abbiano mirato molto al fatto che Hannibal Lecter sia un personaggio che è stato già trattato molto (e molto bene) in passato e che quindi non necessiti di ulteriori spiegazioni che potrebbero davvero risultare scontate e banali. I creatori hanno intrapreso la rielaborazione di un romanzo molto bello sistemando però i personaggi in maniera diversa sulla scacchiera.

Di certo hanno aiutato molto gli attori che interpretano i due personaggi principali: Hugh Dancy (qui Will Gharam, ma conosciuto per  Ella Enchanted - Il magico mondo di Ella, King Arthur e I Love Shopping ) e Mads Mikkelsen (Hannibal Lecter, anche lui comparso in King Arthur) perché davvero fanno venire i brividi. La prima cosa che colpisce è l'interpretazione che Mikkelsen da di Lecter poichè, troppo abituati a vedere Il Cannibale interpretato da Hopkins, a nessuno era mai venuto in mente che quello non era forse l'unico Hannibal possibile. Mikkelsen da quindi vita ad un Lecter da brividi, assolutamente sublime, che resta sì in linea con l'originale cartaceo e con il predecessore Hopkins, ma che arricchisce di sfumature un personaggio che credevamo non avesse altro da dire: non potrete fare a meno di amarlo e più lo guarderete più penserete che è perfetto. 
Dancy invece pur non avendo l'arduo compito di vestire i panni di uno dei personaggi più famosi al mondo, è riuscito a reinventare un Graham che per molti versi (se non tutti) ha superato l'interpretazione di Edward Norton in Red Dragon: se inizialmente la vostra totale attenzione ricadrà sull'inquietante Dottor Lecter – un po' perché sapete chi è, un po' per Mikkelsen – vi assicuro che negli ultimi episodi Dancy ruberà la scena a tutti con una interpretazione sublime che vi lascerà increduli difronte allo schermo.

Vorrei poi spendere due parole sulla fotografia: bellissima e da brividi. Mai viste scene del crimine così cruente e belle; nonostante tutti siamo un po' veterani (CSI, Dexter, Criminal Minds, Castle ecc ecc) assolutamente queste battono qualsiasi altra cosa che abbiate mai visto e se siete degli amanti del macabro vi assicuro che resterete sbalorditi nel vedere queste piccole opere d'arte.

L'ultima cosa da dire è in riferimento alle critiche mosse principalmente perchè c'è questo voleri ostinare a fare un confronto fra film e serie: lo trovo davvero poco poichè sono due cose davvero molto diverse; la serie di film segue la trama dei romanzi cercando di renderli al meglio, mentre la serie televisiva mira a qualcosa di ben diverso: reinventa un solo romanzo lasciandosi diverse dediche alle spalle a partire da intere citazioni tratte parola per parola da Red Dragon e finendo con la chiusura dell'ultimo episodio che assolutamente è un omaggio ai film con Hopkins. E poi suvvia, perché tutto questo astio nei confronti Mikkelsen? Sembra quasi una colpa che sia stato così bravo a interpretare uno dei personaggi immorali della letteratura e, grazie al buon vecchio Hopkins, anche del cinema. Lasciate almeno a Mads la televisione, per dindirindina!

Tirando le somme non posso quindi che consigliare a chiunque (salvo a chi ha problemi di cuore e/o chi preferisce i teen drama) di vedere questa prima serie e se vi piace non temete: la seconda è già in cantiere.


Scheda Tecnica

Titolo Originale: Hannibal
Titolo Italiano: Hannibal
Anno di Produzione: 2013
Prima Uscita: aprile 2013 sul canale NBC
Prima Uscita in Italia: 2013
Lingua Originale: inglese
Genere: poliziesco, thriller, horror
Durata Media ad Episodio: 43 minuti circa 
Ideatore: Bryal Fuller




Stagioni Uscite: una (la seconda è in produzione)

Diarrea Letteraria (Fallen di Lauren Kate)

Vorrei fare un gioco con voi. Leggete:


"Lucinda Price è una ragazza diciassettenne che rimane coinvolta in un incidente sospetto in cui muore il suo ragazzo, per questo viene trasferita nella Sword & Cross, un istituto correzionale con rigide regole e dove i ragazzi vengono sorvegliati da telecamere. Nella scuola Luce incontra Arriane, Penn e Daniel Grigori, un ragazzo molto bello, ma che non appena vede Luce inizia ad avere un forte risentimento verso di lei. Nella scuola Luce incontrerà anche Cam Briel, un ragazzo affascinante che la corteggia costantemente e si rivela essere una delle poche persone gentili con lei, anche se lei non ricambia del tutto i suoi sentimenti. Luce non riesce a capire come mai Daniel la rifiuti così pesantemente ed insieme a Penn, cerca informazioni su di lui. Alla fine si scopre che Luce non è una ragazza normale: è vittima di una terribile maledizione che la fa reincarnare in continuazione ogni 17 anni costretta a non poter stare con il suo amore eterno, Daniel. Daniel è invece - come Arrianne e Gabbe - un angelo caduto, che si innamora, inevitabilmente, ogni volta di Luce e che la vede morire tra le sue braccia dopo che inizia il loro amore. Anche Cam, Molly e Roland sono angeli caduti, ma dalla parte del male, o per meglio dire, demoni. Tutti ne sanno più di Luce, persino la bibliotecaria Miss Sophia che, rivelatasi una nemica, uccide Penn e tenta di fare lo stesso con Luce, la quale viene però salvata all'ultimo momento da Daniel, Gabbe e Arrianne. Miss Sophia scappa, ma non è l'unica nemica di Luce... Alla fine anche Luce è destinata a scappare, la Sword&Cross non è più un luogo sicuro e Daniel, anche se contro ogni fibra del suo essere, deve allontanarsi da lei, per tenerla al sicuro, perché sa che in questa vita qualcosa è cambiato."

(Da FALLEN di Lauren Kate, trama concessa da Wikipedia)

Adesso ditemi, non vi sanguinano gli occhi, le orecchie,  la bocca, il naso e il cervello? Perché, mi dico io nella mia ingenuità, uno dovrebbe essere costretto da un branco di orchi per leggere una cosa simile, no? No. C'è gente che sceglie di farlo con cognizione di causa, che si impegna, va in libreria addirittura a spendere il proprio tempo e il proprio denaro per poi leggere una una cosa simile. Cosa sì, perché mi rifiuto di chiamarlo romanzo.

Sono inciampata, non ricordo neppure perché, in questa trama e leggendola ho capito che se scrivessi di due zombie buoni che si scontrano contro la principessa sul pisello, nella prestigiosa Accademia di cucito si Nonna Papera e, pezzo forte, combattono con le calze da maglia, venderei più della Rowling arrivati a questo punto.

Mi vergogno onestamente anche solo a pensare di leggere un'immondizia simile e il fatto che questo sia il primo di una saga mi nausea non poco. Immaginatevi cinque cosi tutti così, (ma anche no, per la vostra salute mentale) e poi ditemi se volete vivere un giorno in più su questo mondo.

Com'è possibile che si legga una cosa di questo genere? Non so, magari poi questo coso si rivela un'opera d'arte, ma neppure se mi pagassero con i baci di David Tennant lo leggerei mai. 

Purtroppo non sono una di quelle che prima legge e poi commenta, no, mi prendo la libertà di saltare la lettura e andare dritta alla pseudo recensione che somiglia più uno sfogo, perché credetemi la vita fa già abbastanza schifo, perché dovrei mai aggiungere tanta sofferenza alla mia esistenza?

E tu, tu che lo hai letto, sono seria quando ti domando: parlamene, spiegami cosa ti è piaciuto e aiutami a capire.

20lin.es&Quag

Dovrei essere davanti al tavolino di sala a studiare diritto europeo e linguistica generale, ma invece sono qui che cerco di raccapezzarmi fra tutti i siti in cui sono iscritta - e finiti poi nel dimenticatoio, perché dimentico poi di averli mai visti.
Ora, io non sono una fan strappacapelli di Facebook, ma come tutti ho un profilo, come tutti entro a farmi i fatti degli altri e come tutti mi diverto a visitare le diverse pagine e commentare qua e là; c'è però tutto un altro mondo di social network, siti e blog che però superano di gran lunga l'attuale situazione statica di faccialibro. Lasciando perdere Tumblr che è bellissimo, ma non riesco ad usare neppure a pagare oro, ultimamente ho scoperto altre due piattaforme: 20lin.es e Quag.

20lin.es è un specie di paradiso degli incipit, in cui chiunque può scriverne uno e aspettare che gli altri proseguano il suo lavoro o viceversa dedicarsi a quegli degli altri per un massimo di sei step (ogni step riscrivibile infinite [?] volte): mi ci sono subito buttata a capofitto, soprattutto perché mi sono iscritta il giorno stesso in cui Giorgio Faletti ha pubblicato un suo incipit, quindi capirete che non potevo assolutamente ignorare la cosa.

Di seguito il mio utilissimo contributo alla causa di Faletti (II step):

Potrei dire che è un caso se adesso sono qui: non siamo poi in molti a sapere la verità, ma chiunque di quei pochi poteva essere al mio posto. La Conoscenza dell'Iride è racchiusa dentro di noi, che la conserviamo per un tempo finito e prestabilito e più tardi, solo quando il compito si è concluso, trasferiamo la nostra coscienza sul Grande Registro. Il mio compito adesso è cercare chi, con tanta presunzione e delirio, lo ha sottratto al mio Popolo, tirando inconsapevolmente su di se la più antica delle nostre maledizioni. "Dieci minuti - Kya mi guarda con i suoi piccoli occhi violetti - dovresti proprio prepararti." Annuisco e apro la piccola boccetta contenente l'enzima, è inodore e insapore, la butto giù tutta d'un fiato immaginandomi l'orologio che inizia contare il tempo che mi rimane prima di tornare blu. "Ti ricordi tutto?" mi chiede e io le sorrido mentre sento la mia pelle schiarirsi; è la stessa sensazione che si prova dopo essere rimasti troppo al sole con i residui dall'acqua salata sulla pelle. "Ricordo tutto Kya" "Sembri strano, così." Intensifico il mio sorriso: potrei dirle che non è vero, ma mentirei, perché è la stessa cosa che penso anche io. "Finita questa storia tornerò come nuovo." Mi aiuta a indossare lo zaino e a stringere bene le fibbie, poi insieme ci dirigiamo sul ponte di sbarco. "Finisce qui il tuo compito e il mio ha inizio. Fa buon ritorno Kya." Non so come salutarla, non la conosco e non credo che avrò più occasione di rivederla, eppure resto ancorato al suo sguardo fin quando non inizia la procedura di decontaminazione e la parete bianca cade fra di noi separandoci.

Non è esattamente un capolavoro della letteratura, ma capirete che con 20 righe non si può sempre brillare: non sono mica Stephen King, eccheccavolo.

Quag invece è un sito dove è possibile fare domande di qualsiasi tipo (anche se dubito accettino richieste sessuali, ma potete sempre provare); tramite la parola chiave, che ne so "cucina", "astronomia", "sadomaso" è possibile trovare la categoria che cercate e porre la domanda che il mondo stava aspettando, o viceversa - sempre viceversa - potete rispondere a quelle degli altri.
G E N I A L E, così tanto che mi chiedo perché non c'abbiano pensato prima. Ah no aspetta, esisteva Yhaoo Answer e in più ci sono tutta una serie di forum creati solo per questo (ossia fare i saccenti?), però vi assicuro che questo, il Quag in questione, è proprio carino, infatti lo ho già riempito con le mie domande inutili.

Ovviamente in entrambi i siti avete un profilo e per registrarvi basta averne uno FB: suppongo che ormai tutti adottino questo metodo perché la gente è pigra (me, me e ancora me) e altrimenti col bel cavolo tutte le volte uno perde tempo a compilare i vari campi per poi entrare nella mail per confermare l'iscrizione. Quindi, viva Facebook anche solo per questo: fa risparmiare tempo.

Adesso credo che andrò a portare fuori il cane, poi beh, troverò sicuramente da fare qualcosa che non sia studiare e non va bene. Gli esami non si passano da soli e probabilmente drogarmi di serie tv davanti al pc non mi aiuta neppure un poco.
'Nnnnaggia






(Uh, ah, ecco: Random, la versione web del giornalino dell'università per la quale recensisco le serie tv che poi inserisco qui.)

Doctor Who - recensione





C'era una volta Il Dottore, un Signore del Tempo, che viaggiava sul suo Tardis blu attraverso il tempo e lo spazio...


Concedetemi solo un attimo per recuperare quella poca di sanità mentale concessa a uno studente di università che si trova a una manciata di giorni dal primo esame e fatemi prendere un bel respiro. Solo così potrò finalmente parlarvi di quella che non è solo una serie, ma una Serie Regina.
Volete qualche indizio per indovinare mentre fingete che non ci sia un titolo qui sopra? Ecco a voi: ventisei serie classiche, un film e sette serie “nuove”, per un totale di 798 episodi; undici attori che hanno ricoperto il ruolo di protagonista ed è inglese che più inglese non si può. Esattamente, parlo proprio di Lei, la serie che dà assuefazione, la serie che unisce fan di ogni età, genere ed etnia, la serie che vi renderà, nel caso non lo siate già, dei veri e propri nerd: ecco a voi Doctor Who.

Nato nel 1963 dalla collaborazione fra Sydney Newman, C. E. Webber e Donald Wilson, andò in onda fino al 1989 e, se escludiamo il film del 1996, verrà ripreso nel 2005 grazie al produttore Russel T. Davis, che la porterà a nuova luce per poi passare il testimone nel 2010 a Steven Moffat (conosciuto fra i fan come un vero demonio sadico e senza cuore), che ancora ad oggi detiene il record per aver complessato il maggior numero di menti grazie alle sue malsane idee.

Ora però non lasciatevi ingannare dalla trama che sto per darvi, perché in questo caso specifico vale come per i retro copertina dei romanzi di Stephen King: non rendono abbastanza bene l'idea. Il protagonista della serie è Il Dottore, un alieno proveniente dal pianeta Gallifrey, popolato dai Time Lords, che viaggia attraverso il tempo e lo spazio grazie al T.A.R.D.I.S. (Time and Relative Dimension in Space) , una sorta di astronave che ha l'aspetto di una cabina della polizia inglese degli anni '60, ed è accompagnato di volta in volta da varie companion, o vere e proprie comitive d'amici. La particolarità maggiore dei Signori del Tempo è quella di non morire - tranne in un caso, ma soprassediamo - : grazie alla rigenerazione, nel momento in cui Il Dottore arriva alla fine della propria vita per vecchiaia o per morte violenta, il suo corpo inizia a rigenerarsi, cosa che gli permette di cambiare aspetto e personalità senza però mutare i ricordi di tutta una vita.

Attualmente, con la settima stagione (in onda adesso in Italia), la serie vede come protagonista Eleventh, l'undicesimo Dottore, con un'individualità piuttosto singolare: con più di mille anni sulle spalle, ma l'aspetto di un giovane uomo, Eleventh ha la saggezza di un nonno i cui occhi malinconici spesso guardano con ingenuità a un futuro sempre più incerto.

Non ci è dato sapere quante rigenerazioni ancora spettino al Dottore. La BBC (che, non lo immaginavate affatto, trasmette la serie in Inghilterra) è più impenetrabile del Pentagono e non si lascia trasparire nulla, ma per adesso i fan pensano fortunatamente a ben altro: quest'anno la serie compie ben cinquant'anni, e il 23 di Novembre, data dell'anniversario, verrà trasmesso un episodio speciale, atteso con ansia da tutto il mondo. L'unica cosa che per adesso sembra essere certa è che Matt Smith, l'interprete di Eleventh, si è rimangiato la parola data su un ipotetico contratto che doveva vincolarlo ad un'ottava stagione, scatenando nuove ipotesi su chi possa essere il nuovo e atteso Twelfth.

Chiudo questa piccola parentesi dedicata a Doctor Who con sincerità: se cercate una serie con un fotografia che fa impallidire per l'impeccabilità ed effetti speciali da urlo, allora Il Dottore non fa per voi, a meno che non guardiate esclusivamente le ultime tre serie in cui non c'è perfezione, ma dignità. In realtà, come accade per molte serie inglesi, i britannici hanno più a cuore il loro umorismo. Doctor Who ha molto da offrire: personaggi singolari, episodi divertenti, una trama aperta e piena di cose non dette su cui è doveroso ipotizzare e un'intrinseca semplicità che mira solo a intrattenere con della sana televisione; non è poco, forse non è molto, ma se riuscirete a superare la perplessità legata ai Dalek colorati, gli storici nemici del Dottore, credetemi: potete guardare tutta la serie.



Picture of The Daleks, gli storici nemici del Dottore, in versione colorata: questa è stata la prima scena che disgraziatamente vidi e la mia prima reazione fu quella di promettere a me stessa che mai e poi mai avrei guardato una cosa così ridicola. 
Le mie ultime parole famose.



I Dalek - la cui celebre espressione "EXTERMINATE!" è conosciuta anche dagli abitanti delle profondità della Terra - sono insieme al Master e ai Cybermen, i villan che da sempre fanno parte della serie: capirete che negli anni '60 avevano più o meno il budget adatto a costruire una canoa fatta di caramelle e che quindi, i famosissimi nemici mortali che sono sopravvissuti a 50 anni di televisione, non potevano non essere delle grandi lattine munite di frullino e sturalavandini. Quando avrete smesso di ridere per il loro aspetto, vi garantisco che rapiranno il vostro piccolo cuoricino con la loro voce metallica e i plurifallimentari tentativi di sterminare la razza umana tanto cara al Dottore.



Scheda Tecnica:

Titolo Originale: Doctor Who
Titolo Italiano: Doctor Who
Anno di Produzione:  Serie Classica1963/1889; Film 1996; Serie Nuova 2005/in corso
Prima Uscita: 1963
Prima Uscita in Italia: 1980
Lingua Originale: inglese
Genere: fantascientifico
Durata Media ad Episodio: 25 minuti circa (primi episodi della Serie Classica); 45 minuti circa (i seguenti)
Ideatori:  Sydney Newman, C. E. Webber, Donald Wilson



Stagioni Uscite: 26+7 (nel mezzo ci va il film che fa parte a tutti gli effetti della serie)

Teen Wolf - recensione




Immaginatevi di essere arrivati a un momento critico, che so, l'estrazione di un dente, l'esame di inglese o la Meyer che decide di pubblicare un altro romanzo: ecco, ognuno di voi ha dei momenti che preferirebbe non ricordare e io vi narrerò uno dei miei: la visione di Teen Wolf.

Dopo le innumerevoli serie brulicanti di vampiri (quasi tutte che ti lasciano perplesso davanti alla tv a domandarti se qualcuno si ricordi di Dracula), non poteva certo mancarne una avente per protagonisti dei licantropi (e perché mai avrebbero dovuto risparmiarti questa sofferenza?). Scott McCall, il protagonista adolescente, ovviamente emarginato da tutto e tutti, viene morso da un licantropo e si trasforma in men che non si dica in una sorta di Adone dei giorni nostri. La trama – quella poca che riuscirete a intravedere –non ha niente di più di un qualsiasi telefilm per ragazzi, ma denota il suo limite nel disperato tentativo di donare fascino alla figura del lupo mannaro, cadendo purtroppo nei soliti cliché, compreso l'avere una vasta gamma di personaggi ben stereotipati.
Primo fra tutti, vi presento il protagonista: escluso da ogni forma di vita sulla terra per non si sa bene quale motivo logico o naturale, sembra però non disperarsi in maniera eccessiva per la sua condizione (certo che no: dopo dieci minuti dall'inizio dell'episodio viene morso e diventa super fiQo,quindi addio pippe mentali). Ecco poi il migliore amico, un po' sfigato e dalla battuta facile (o freddura nonsense) che non manca mai in nessuna serie americana adolescenziale di rispetto e che è sempre pronto a parare il sedere al protagonista, arrivando anche ad ammanettarlo a un termosifone (e qui, necessito mi si spieghi come si possa pensare che un paio di manette possano fermare un lupo mannaro). Di seguito abbiamo il solito bulletto, che paragonato ad altri suoi stimati colleghi non è abbastanza stupido per rientrare a pieno titolo in questo stereotipo; deve essere stata una svista da parte degli sceneggiatori, ma è bravissimo nello sport (e non vi dirò che sport perché vale la pena scoprirlo, tanto per piangere fra le risate) e ovviamente sta con una ragazza bellissima (de gustibus...) che non si separa mai dal cellulare. Per finire c'è il bel licantropo tenebroso (anche qui ci sarebbe da chiarire che non a tutte piace il figone con lo sguardo penetrante che parla tramite frasi ad effetto e compare esclusivamente quando ne ha voglia, o in questo caso quando serve). Concludiamo con la ciliegina sulla torta, con la Mary Sue innamorata del protagonista (una coppia vincente che vi lascerà assolutamente indifferente), che sorride come Biancaneve ed emana il candore di una pubblicità americana degli anni '50. Insomma, alla fine dei giochi si può dire che sia un vero trionfo di banalità che annega in un mare di tristezza.

Potrei anche citare una mezza dozzina ci scene prevedibili e imbarazzanti per gli sceneggiatori (o come vogliate chiamate quegli strani individui a cui hanno dato un lavoro): mi viene spontaneo chiedermi se facciano scrivere i testi a gente che non ha mai visto o letto niente negli ultimi cinquant'anni perché costretta a restare in un bunker sotto il Pacifico, e che quindi crede ancora che il colpo di scena più efficace sia scoprire che il padre della Mary Sue è un cacciatore di licantropi, cosa che si intuisce qualcosa come tre secondi dopo averlo inquadrato per la prima volta. Roba da togliere il fiato, probabilmente perché dopo aver visto un paio di puntate ci si chiede se non fosse stato meglio studiare per l'esame di semiotica.

C'è un'ultima cosa che devo scrivere e quasi me ne vergogno: la serie è, purtroppo, ispirata al favoloso film Voglia di vincere con lo stupendo Michael J. Fox, che interpreta un giovane studente che scopre di essere diventato un lupo mannaro e da matricola sfigata diventa un la star del liceo. Capirete da soli che c'è una bella differenza fra la commedia americana con Fox e la serie. Una delle curiosità più carine collegate al film è la scelta del nome del protagonista che nell'adattamento italiano da Scott diventa Marty: indovinate un po' perché? Marty ricorda fin troppo bene un certo McFly, protagonista di Ritorno al Futuro.

In sintesi: non vi suggerisco di non guardarlo, ma al contrario di farlo per poi scrivere qualcosa di molto acido a riguardo: raccoglierò tutte le vostre letterine e le invierò a chi ha avuto il cattivo gusto di produrre questo scempio, suggerendogli modi alternativi di spendere i suoi soldi, come ad esempio acquistare qualche buon romanzo, tanto per farsi un'idea di quale sia una buona storia e quale sia una storia da crimine contro l'umanità.



Scheda Tecnica

Titolo Originale: Teen Wolf
Titolo Italiano: Teen Wolf
Anno di Produzione: 2011
Prima Uscita: 2011
Prima Uscita in Italia:  2011 (pay tv); 2012 (free)
Lingua Originale: inglese
Genere: teen drama, fantasy, azione, romantico (chi più ne ha più ne metta...)
Durata Media ad Episodio: 48 minuti circa
Ideatore: Jeff Davis
Stagioni Uscite: 3

The Walking Dead - recensione





Qualcuno potrebbe pensare che sia la solita storia trita e ritrita su un mondo post apocalittico, in cui è impossibile fermare zombie dal make up discutibile: invece no. Questa volta è davvero una buona storia. The Walking Dead racconta le vicende di un gruppo di sopravvissuti, i quali, con a capo lo sceriffo Rick Grimes, attraversano lo stato della Georgia alla ricerca di una casa in cui poter finalmente provare a ricominciare una vita normale. Per farlo dovranno non solo vedersela con gli zombie che infestano il paese, ma scontrarsi anche con altri superstiti, facendo ben intendere che, come spesso accade, i veri mostri sono quelli a cui batte ancora il cuore.

La serie è ispirata ai fumetti creati da Robert Kirkman e illustrati da Tony Moore – per i primi sei numeri – e Charlie Adlard per i seguenti, la cui prima edizione risale al 2003. Il telefilm esce per la prima volta in Italia nel 2010 sulla pay tv (precisamente su Sky, sul canale Fox) con un giorno di differita rispetto agli Stati Uniti; bisogna attendere solo due anni affinché venga finalmente trasmessa gratuitamente su Cielo (quando ormai, grazie agli spoiler, è come se l'aveste già vista).
Attualmente la serie conta tre stagioni, ma il presidente della AMC (la rete in cui viene trasmessa la serie negli USA) ha affermato che non ci sarà nessun limite: potrebbero esserci altre tre stagioni, come cinque o otto. Insomma, mettetevi l'anima in pace: quando un telefilm piace, il pubblico è affamato e le idee non mancano possiamo essere certi che la parola “fine” verrà scritta il più tardi possibile.

Gran parte del successo della serie, deriva a mio parere da una scelta molto poco convenzionale in ambito “zombiestico” (termine dalla dubbia provenienza): ossia il concentrasi principalmente sulla sopravvivenza di chi ancora non vuole arrendersi, focalizzando l'attenzione su quello che i protagonisti devono affrontare giorno per giorno, lasciando da parte la ricerca disperata di un'ipotetica cura e le varie cause che hanno portato alla catastrofe. I pochi flash back presenti non svelano mai come si è arrivati a questo punto e noi che seguiamo la storia, almeno inizialmente, con gli occhi dello sceriffo ne sappiamo anche meno poiché tutto inizia con Rick che si risveglia dal coma in un mondo già trasformato.

Non so quanti di voi siano appassionati del survival horror: personalmente trovo che molto spesso i film dedicati agli zombie siano ripetitivi e privi di originalità, con personaggi affatto autentici e una trama assai prevedibile. Non essendo una grande fan del genere non ho molti termini di paragone, se non la nota serie di Resident Evil e pochi altri, ma posso però dirvi che questa serie merita di essere vista. Se avete voglia di assaggiare un po' d'avventura e rifarvi gli occhi con una fotografia che ricorda un'America post apocalittica in perfetto stile kinghiniano (tanto per intenderci come ne L'Ombra dello Scoprione) questa è la serie che fa per voi: Walking Dead non ha pretese, non prova a rifilarvi moralismi esasperanti e non prova a convincervi che l'essere umano merita a tutti i costi una seconda possibilità; semplicemente mostra un'ipotesi convincente di come potrebbero andare le cose se domani dovessimo svegliarci in un mondo popolato da zombie.

Scheda Tecnica

Titolo Originale: The Walking Dead
Titolo Italiano: The Walking Dead
Anno di Produzione: 2010
Prima Uscita: 2010
Prima Uscita in Italia: 2010 (pay tv); 2012 (free)
Lingua Originale: inglese
Genere: horror, thriller
Durata Media ad Episodio: 42 minuti circa
Ideatori: Robert Kirkman, Frank Darabont



Stagioni Uscite: tre, sia negli USA che in Italia