mercoledì 21 maggio 2014

Teen Wolf - recensione




Immaginatevi di essere arrivati a un momento critico, che so, l'estrazione di un dente, l'esame di inglese o la Meyer che decide di pubblicare un altro romanzo: ecco, ognuno di voi ha dei momenti che preferirebbe non ricordare e io vi narrerò uno dei miei: la visione di Teen Wolf.

Dopo le innumerevoli serie brulicanti di vampiri (quasi tutte che ti lasciano perplesso davanti alla tv a domandarti se qualcuno si ricordi di Dracula), non poteva certo mancarne una avente per protagonisti dei licantropi (e perché mai avrebbero dovuto risparmiarti questa sofferenza?). Scott McCall, il protagonista adolescente, ovviamente emarginato da tutto e tutti, viene morso da un licantropo e si trasforma in men che non si dica in una sorta di Adone dei giorni nostri. La trama – quella poca che riuscirete a intravedere –non ha niente di più di un qualsiasi telefilm per ragazzi, ma denota il suo limite nel disperato tentativo di donare fascino alla figura del lupo mannaro, cadendo purtroppo nei soliti cliché, compreso l'avere una vasta gamma di personaggi ben stereotipati.
Primo fra tutti, vi presento il protagonista: escluso da ogni forma di vita sulla terra per non si sa bene quale motivo logico o naturale, sembra però non disperarsi in maniera eccessiva per la sua condizione (certo che no: dopo dieci minuti dall'inizio dell'episodio viene morso e diventa super fiQo,quindi addio pippe mentali). Ecco poi il migliore amico, un po' sfigato e dalla battuta facile (o freddura nonsense) che non manca mai in nessuna serie americana adolescenziale di rispetto e che è sempre pronto a parare il sedere al protagonista, arrivando anche ad ammanettarlo a un termosifone (e qui, necessito mi si spieghi come si possa pensare che un paio di manette possano fermare un lupo mannaro). Di seguito abbiamo il solito bulletto, che paragonato ad altri suoi stimati colleghi non è abbastanza stupido per rientrare a pieno titolo in questo stereotipo; deve essere stata una svista da parte degli sceneggiatori, ma è bravissimo nello sport (e non vi dirò che sport perché vale la pena scoprirlo, tanto per piangere fra le risate) e ovviamente sta con una ragazza bellissima (de gustibus...) che non si separa mai dal cellulare. Per finire c'è il bel licantropo tenebroso (anche qui ci sarebbe da chiarire che non a tutte piace il figone con lo sguardo penetrante che parla tramite frasi ad effetto e compare esclusivamente quando ne ha voglia, o in questo caso quando serve). Concludiamo con la ciliegina sulla torta, con la Mary Sue innamorata del protagonista (una coppia vincente che vi lascerà assolutamente indifferente), che sorride come Biancaneve ed emana il candore di una pubblicità americana degli anni '50. Insomma, alla fine dei giochi si può dire che sia un vero trionfo di banalità che annega in un mare di tristezza.

Potrei anche citare una mezza dozzina ci scene prevedibili e imbarazzanti per gli sceneggiatori (o come vogliate chiamate quegli strani individui a cui hanno dato un lavoro): mi viene spontaneo chiedermi se facciano scrivere i testi a gente che non ha mai visto o letto niente negli ultimi cinquant'anni perché costretta a restare in un bunker sotto il Pacifico, e che quindi crede ancora che il colpo di scena più efficace sia scoprire che il padre della Mary Sue è un cacciatore di licantropi, cosa che si intuisce qualcosa come tre secondi dopo averlo inquadrato per la prima volta. Roba da togliere il fiato, probabilmente perché dopo aver visto un paio di puntate ci si chiede se non fosse stato meglio studiare per l'esame di semiotica.

C'è un'ultima cosa che devo scrivere e quasi me ne vergogno: la serie è, purtroppo, ispirata al favoloso film Voglia di vincere con lo stupendo Michael J. Fox, che interpreta un giovane studente che scopre di essere diventato un lupo mannaro e da matricola sfigata diventa un la star del liceo. Capirete da soli che c'è una bella differenza fra la commedia americana con Fox e la serie. Una delle curiosità più carine collegate al film è la scelta del nome del protagonista che nell'adattamento italiano da Scott diventa Marty: indovinate un po' perché? Marty ricorda fin troppo bene un certo McFly, protagonista di Ritorno al Futuro.

In sintesi: non vi suggerisco di non guardarlo, ma al contrario di farlo per poi scrivere qualcosa di molto acido a riguardo: raccoglierò tutte le vostre letterine e le invierò a chi ha avuto il cattivo gusto di produrre questo scempio, suggerendogli modi alternativi di spendere i suoi soldi, come ad esempio acquistare qualche buon romanzo, tanto per farsi un'idea di quale sia una buona storia e quale sia una storia da crimine contro l'umanità.



Scheda Tecnica

Titolo Originale: Teen Wolf
Titolo Italiano: Teen Wolf
Anno di Produzione: 2011
Prima Uscita: 2011
Prima Uscita in Italia:  2011 (pay tv); 2012 (free)
Lingua Originale: inglese
Genere: teen drama, fantasy, azione, romantico (chi più ne ha più ne metta...)
Durata Media ad Episodio: 48 minuti circa
Ideatore: Jeff Davis
Stagioni Uscite: 3

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